Tutto ha una causa e un effetto. Vale anche per la moda, e dalle passerelle di tutto il mondo si percepisce il cambiamento. Questo trend radar di Fashionista Smile, non avrei mai voluto pubblicarlo, ma purtroppo ne sono testimone di come sono cambiate le sfilate e le tendenze da una fashion week all'altra.
Ogni anno il fashion calendar si infoltisce di settimane della moda dedicate in diverse città del mondo. In Italia, abbiamo iniziato a febbraio dal 2 a 4, con la Roma Fashion Week di AltaRoma, quando ancora la più grande preoccupazione era la pandemia, in fatti è stata una fashion week riservata alla stampa e agli addetti ai lavori. Anche se non c'era pubblico non sono mancate le influencer che si facevano i selfie nei diversi ambienti di Cinecittà in completa spensieratezza. Anche le sfilate si sono svolte con un aria leggera, come la "Showgirl" di Edoardo Gallorini, all'insegna della stagione (della moda) che verrà, dove, tra la musica allegra e le luci, le modelle sfilavano nella speranza di una ripartenza.
I primi cambiamenti sono apparsi durante la Milano Fashion Week, dove ad esempio Giorgio Armani decise di eliminare la musica di accompagnamento alla sfilata, per evidenziare l'orrore della guerra, e quindi il vuoto del silenzio si è trasformato in assordante presenza. Abbiamo anche visto i buyer e turisti Russi, usciti dalle sfilate di Milano del 28 febbraio, che si sono ritrovati improvvisamente con le carte di credito azzerate e i conti degli alberghi da pagare e senza soldi, dopo le prime sanzioni imposte dall’Europa alla Russia per l’invasione dell’Ucraina.
(Courtesy Giorgio Armani per Milano Fashion Week) |
L'impatto più evidente della guerra in Ucraina, si vede su alcune passarelle della Paris Fashion Week, ad esempio da Balenciaga, che ha presentato una collezione per esiliati in fuga concepita da Demna Gvasalia, stilista che si definisce lui stesso un “eterno rifugiato”, hanno deciso di proporre degli outfit austeri sommersi nelle sceneggiature di un atmosfera notevole, dove i suoi modelli e modelle si trovavano a dover affrontare forti raffiche di vento, e i vestiti gli svolazzavano verticalmente lungo la schiena. Molti erano seminudi, in mutande e coperture leggere. In questa stagione in cui la moda pare globalmente fuori luogo rispetto agli orrori dell'invasione russa in Ucraina, il messaggio estetico proposto da qualcuno che è stato lui stesso vittima della guerra è stato davvero eloquente.
La prima top model indossava un vestito/mantello che sventolava furiosamente al vento, con a tracolla quello che sembrava un sacco della spazzatura. La maggior parte dei modelli ne indossava di simili, come se si fossero impossessati dei loro beni più preziosi in tutta fretta mentre fuggivano dalle loro case. In origine, Demna Gvasalia aveva immaginato questo set per far riflettere i presenti sul futuro della neve, ma alla fine la passerella si è trasformata in uno scenario di guerra.
Dal Peace Radar di Fashionista Smile vogliamo inviare un messaggio tanto semplice quanto potente contenuto all’interno di “Promemoria”, la poesia di Gianni Rodari.
Ci sono cose da fare ogni giorno:lavarsi, studiare, giocare,preparare la tavola,a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per non sentire.
Ci sono cose da non fare mai,(La Redazione - Fashionista Smile)
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra